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Comunicazione e COVID-19: l’impatto della pandemia sulle disabilità

In Italia sono sempre più numerose le persone con disabilità. Secondo l'ISTAT, nel 2019, il 5,2% della popolazione italiana, circa 3,1 milioni di persone, in seguito a importanti problemi di salute, presenta gravi limitazioni nello svolgere normali attività quotidiane, con successivo isolamento e scarso interesse a relazionarsi.


Negli ultimi anni, l'epidemia da Coronavirus ha peggiorato ulteriormente questo scenario, in particolare nelle strutture sanitarie residenziali per anziani e in quelle per le persone con disabilità, coinvolgendo principalmente individui di oltre 75 anni.


Disabilità cognitive e problemi di comunicazione

La disabilità può subentrare con l’età o come conseguenza di traumi, patologie concomitanti, esiti di interventi chirurgici e mutazioni genetiche. Queste ultime causano principalmente disabilità mentali o cognitive, con importanti difficoltà a livello motorio, comunicativo e socio-relazionale.


La disabilità cognitiva può presentarsi, per esempio, nelle sordità o in alcune malattie neurologiche, come: la malattia di Alzheimer, il morbo di Parkinson, la Sclerosi Laterale Amiotrofica o SLA, l'ictus e la demenza. Ne deriva un decadimento cognitivo che compromette, principalmente, la comunicazione verbale, cioè il linguaggio propriamente detto. In altre patologie, come l’autismo, le difficoltà comunicative interferiscono anche sulla comunicazione non verbale, cioè quella che avviene attraverso: lo sguardo, le espressioni del viso, i gesti e tutto ciò che va oltre il linguaggio semantico.


In ogni caso, la mancata o scarsa efficacia comunicativa causa importanti conseguenze non solo nell'ambito della comunicazione, ma anche nella partecipazione e nell'interazione sociale, nonché nei risultati scolastici e professionali, compromettendo significativamente la qualità di vita di queste persone.


Gli effetti della pandemia sull’efficacia comunicativa

Le gravi conseguenze respiratorie e cardiocircolatorie, causate dall'infezione da COVID-19, possono incidere sul sistema nervoso centrale di una persona, provocando un deterioramento della comunicazione cognitiva. Questo fenomeno è dimostrato da uno studio dell’Università del New Hampshire, in Durham, condotto tra l’8 aprile e il 23 maggio 2020, in diversi reparti di terapia intensiva di pazienti con COVID-19. L’indagine ha, inoltre, evidenziato il problema del mancato, ma necessario, coinvolgimento del Logopedista, cioè del terapista della riabilitazione dei disturbi della comunicazione e del linguaggio, nella presa in carico precoce di questi pazienti.


Uno studio italiano condotto dall’Università La Sapienza di Roma ha dimostrato, invece, che l’uso di alcuni dispositivi di protezione individuale, come le mascherine, può interferire sulla comunicazione non verbale e, in particolare, sulla decodifica delle emozioni. L’indagine si è svolta durante la primavera del 2020 e ha coinvolto 122 partecipanti con il compito di giudicare lo stato emotivo e il grado di affidabilità espresso da alcune foto di volti umani. Questi ultimi venivano presentati in parte scoperti, in parte con mascherina chirurgica e in parte con mascherina trasparente che lasciava intravedere la bocca. Dai risultati ottenuti è emerso che i soggetti ai quali erano stati mostrati volti mascherati avevano commesso più errori degli altri, anche di coloro che avevano visto volti con mascherine trasparenti.


Il trattamento dei disturbi di comunicazione durante il lockdown: l’utilizzo della Teleriabilitazione


Per garantire un intervento logopedico efficace, sono necessari: presenza, vicinanza e contatto con il paziente. Il lockdown degli ultimi anni ha compromesso l’erogazione di tale servizio, con conseguente persistenza e aggravamento delle difficoltà comunicative, sia nei bambini che negli adulti. Per far fronte all’emergenza, riducendo la possibilità di contagio pur mantenendo la presa in carico dei pazienti, molti Logopedisti hanno rivoluzionato le loro modalità di intervento, praticando la teleriabilitazione, cioè la riabilitazione logopedica attraverso l’uso di servizi telematici. Malgrado il disagio iniziale, col passare del tempo, la teleriabilitazione ha presentato numerosi vantaggi.


I risultati di uno studio della William Patterson University, Wayne, USA, basato su un’indagine elettronica svolta durante i primi mesi della pandemia, che ha coinvolto 145 Logopedisti, hanno rivelato che il 53,84% di questi si definiva soddisfatto della nuova pratica riabilitativa. La parte restante lamentava, invece, le conseguenze negative inerenti al mancato contatto diretto tra paziente e terapista, non solo rispetto all’efficacia del trattamento riabilitativo, ma anche e soprattutto sul piano socio-relazionale. Altri limiti riscontrati nella teleriabilitazione sono: accesso alla rete assente o inadeguato per parte della popolazione, nonché obbligo di aggiornamento clinico-riabilitativo e tecnologico costante, con importanti sforzi organizzativi e gestionali.


Come interagire e comunicare efficacemente con persone con disabilità

Chi non ha esperienza con persone disabili può avere dei dubbi su come interagire con loro. Può temere, per esempio, di dire qualcosa di sbagliato o di offensivo, lo stesso timore può subentrare anche quando si offre loro aiuto o assistenza. A tal proposito, Intesa San Paolo ha lanciato: "Le parole giuste. Media e persone con disabilità", una guida per interagire correttamente con queste persone, usando un linguaggio inclusivo che le valorizzi, indipendentemente dalla loro condizione.


Alcune persone con disabilità, però, potrebbero nutrire aspettative negative verso la comunicazione, soprattutto se hanno già provato la frustrazione di non essere compresi o di ritrovarsi in uno scambio comunicativo difficile da sostenere. In questi casi può risultare utile la Comunicazione Aumentativa Alternativa o CAA, cioè quell’insieme di strategie, strumenti e tecniche che, sia in ambito clinico che domestico, garantiscono una forma alternativa di comunicazione a coloro che non riescono a esprimersi verbalmente.


La CAA si avvale di numerose evidenze scientifiche, tra cui uno studio condotto nel 2021 dalla Florida State University, in collaborazione con la Georgia State University, che ne attesta l’efficacia nelle difficoltà comunicative e nell’alfabetizzazione di bambini con Sindrome di Down e con Disturbo dello Spettro Autistico. Un'indagine su pazienti adulti con diagnosi di Afasia post-ictus ha dimostrato, invece, come la Comunicazione Aumentativa Alternativa può migliorare la loro indipendenza nella vita quotidiana.


Per le persone con disabilità uditive molto vantaggiosa è la LIS, cioè la Lingua Italiana dei Segni. Una svolta significativa in quest’ambito c’è stata il 19 maggio 2021, quando il Parlamento Italiano ha approvato l’articolo 34-ter del Decreto Sostegni, secondo cui: la Repubblica, promuove e tutela la Lingua dei Segni Italiana (LIS) e la Lingua dei Segni Italiana Tattile (LIST), riconoscendo l’interprete LIS e l’interprete LIST come professionisti della traduzione e dell’interpretazione.


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